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Supplemento del settimanale satirico
SOR PAOLO iscritto nel Registro
della Stampa del Tribunale
di Teramo con il numero 544
18 dicembre 2005

Il tradimento elettorale

30 aprile 2013

Nel dicembre del 1976 un folto numero di esponenti di spicco, fra i quali non pochi parlamentari, si staccarono dal MSI e costituirono Democrazia Nazionale. L’operazione fu sollecitata e segretamente diretta da Giulio Andreotti e da altri dirigenti della DC, secondo i quali quelli missini erano voti democristiani in libera uscita. In realtà, fra le tante anime che convivevano (a fatica) nel MSI, c’era una folta corrente moderata che, in nome dell’anticomunismo, era assai vicina alle posizioni di centro, anche in omaggio al voto dato alla DC nel 1948 dai missini per sconfiggere il Fronte Popolare. La scissione che portò prima alla costituzione di un gruppo parlamentare autonomo e poi, nel febbraio del 1977, ad un vero e proprio nuovo partito, Democrazia Nazionale-Costituente per la Libertà, non aveva nulla di ideologico.

Chi aveva maturato la decisione di una scissione puntava ad attuare un’operazione di conquista del potere, abbandonando la posizione almirantiana dell’opposizione al sistema e sperando in una cooptazione al potere da parte della DC. Tuttavia questo obiettivo non venne raggiunto e l’aspirazione restò vana. La DC, partito di maggioranza relativa era allora impegnata nella fase della “solidarietà nazionale”, e il rapporto non si saldò. In capo a tre anni, Democrazia Nazionale si dissolse. A nulla valse il sostegno aperto alla DC e ai partiti dell'arco costituzionale, a nulla valse l’apertura a quanti non avessero nulla a che vedere con i trascorsi fascisti, a nulla valse il sostegno dato al governo Andreotti e alla politica di "solidarietà nazionale", condannata dal MSI come un atto di accettazione del sistema. Il deludente risultato elettorale portò allo scioglimento di Democrazia Nazionale nel dicembre del 1979. Non pochi esponenti del disciolto partito confluirono nella corrente andreottiana della DC, cioè in ciò che c’era di peggio in seno al partito della “balena bianca”.
   Fu allora del tutto evidente - e lo appare ancora di più oggi alla luce di considerazioni di natura storica - che la scissione fu verticistica e rifiutata dalla stragrande maggioranza del pur scarno elettorato missino, che si sentì tradito dagli scissionisti. Il patto elettorale non era stato rispettato. Gli eletti erano stati votati sulla base di un patto e quel patto era stato tradito. Era venuto meno uno dei principi cardini del rapporto eletti-elettori, il rapporto di fiducia, e il mandato affidato non era stato rispettato. “Pacta sunt servanda”, i patti si devono rispettare e non lo erano stati. .
   Un altro tradimento, sia pure di diversa natura, degli elettori di destra ci fu nel gennaio 1995, quando attraverso i lavacri di Fiuggi” nacque Alleanza Nazionale. Ancora una volta i patti non furono rispettati, sia pure con una specie di congresso fondativo spacciato come decisione non verticistica. Gianfranco Fini svendette le posizioni ideologiche degli elettori di destra. Le portò alla corte del dittatore di Arcore, con una serie di tradimenti successivi che fecero degli ex elettori del MSI e degli elettori di AN i servi subalterni in un partito che non era il loro e che prese diversi nomi fino a diventare PDL. Poiché i traditori tradiscono sempre, il tradire fa parte della loro natura, Fini tradì perfino Berlusconi, a beneficio del quale, sperando di trarne profitto per sé e per i suoi “colonnelli”, aveva tradito i suoi elettori.
   Io considero il tradimento del patto elettorale come il peggiore dei crimini politici. Farsi eleggere in base ad un impegno elettorale e poi, una volta eletto, non mantenere quell’impegno e fare l’esatto contrario di ciò che l’impegno comportava è imperdonabile. Anche e se il tradimento porta vantaggi al traditore, la scelta di tradire è esecrabile ed è giusto che venga colpita da anatema. Tuttavia nello spirito italico c’è qualcosa di atavico riguardo al tradimento. E’ così che si piega come mai nella storia italiana ci siano stati tanti tradimenti di alleanze. L’Italia nella prima guerra mondiale dichiarò guerra contro nazioni delle quali era stata fino a quel momento alleata. Nella seconda lo fece addirittura a guerra iniziata, passando dal campo di quelli che ormai parevano sconfitti senza scampo a quello dei più che probabili vincitori.
   Il tradimento degli elettori di destra ha avuto nei giorni scorsi il suo contrappasso nel tradimento degli elettori di sinistra. Il PD, alleato con SEL, aveva fatto un patto con loro, prendendo l’impegno solenne di non fare mai un governo insieme con il centrodestra, governissimo o governo di ampie intese che fosse, a nessuna condizione. Questo patto è stato tradito, clamorosamente. La giustificazione addotta è stata che erano mutate le condizioni, che la situazione del paese è difficile, che occorre il realismo in politica, che non c’erano alternative. Ma si è visto benissimo che il PD ha operato in modo che a mano a mano le alternative possibili fossero vanificate e ha puntato fin dall’inizio all’obiettivo di formare un governo di coalizione con il centro-destra, realizzando quello che si chiama “inciucio”. Negli ultimi venti anni è stato sotterraneo e non confessato, con il gabinetto Letta-Alfano è stato costituito allo scoperto. Anche il centro-destra ha tradito il mandato elettorale? No. A parte il tentativo evidente di far mantenere al governo Letta tutti gli impegni assunti in campagna elettorale dalla propria parte, ha mantenuto anche quello di non fare un governo insieme con i “comunisti”, perché nel nuovo governo di comunisti non ce n’è nemmeno uno. Il centro-destra è riuscito ad evitarne la presenza, condizionando pesantemente la formazione della compagine governativa, così come ne condizionerà pesantemente l’opera e le scelte. Il 4 dicembre 2010 il giornale “Libero” pubblicava in prima pagina una “Letterina ai traditori”, cioè agli uomini di Fini, i “ribaltonisti” che, secondo il direttore Belpietro, si apprestavano, tradendo Berlusconi, ad “andare con la sinistra”. La cosa non andò così e la “letterina” fu scritta invano. Ma “Libero” non l’ha riscritta oggi, né per i traditori del PD, che hanno fatto un governo con il PDL, né per i traditori del PDL, che hanno fatto un governo con il PD. Perché per il PDL e per i suoi giornali tutto quello che decide il gran capo va bene e questo governo il gran capo lo ha voluto e lo vuole, fino a quando gli converrà.
      Ciò che mi interessa di più, a parte le considerazioni di carattere nazionale che vanno al di là delle dimensioni di questa rubrica, è la “ricaduta” sul locale di questo tradimento degli elettori del centro-sinistra, ai quali il PD aveva promesso di fare esattamente il contrario di quello che poi ha fatto. “Libero” diceva ai presunti traditori finiani: “i cittadini vi puniranno”. Non si può non dire proprio questo al PD e a chi ha scelto la strada del tradimento più odioso. Quale credibilità è rimasta ad un partito sfilacciato e pasticcione nella migliore delle ipotesi, colpevole di doppiezza e di insincerità nella peggiore? SEL anche sul piano locale ha preso le distanze da questo partito di traditori, annunciando che non prenderà più parte a primarie di coalizione, considerato che la coalizione di centro-sinistra non c’è più, barbaramente assassinata da sicari prezzolati. E ora? Nelle elezioni amministrative, anche di Teramo, con chi tratterà il PD per la formazione delle liste? Quale partito potrà fidarsi? E si fideranno gli elettori?

Elso Simone Serpentini

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