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Supplemento del settimanale satirico
SOR PAOLO iscritto nel Registro
della Stampa del Tribunale
di Teramo con il numero 544
18 dicembre 2005

 

Democrazia in apnea

15 gennaio 2013

Su 500 votanti, 280 ateniesi votarono contro Socrate e 220 a favore e così il filosofo fu condannato a morte. Si era in democrazia. In democrazia la maggioranza ha la meglio e ha sempre ragione. Una testa, un voto, basta un solo voto di più e la decisione è presa. Chi perde ha torto. A Gerusalemme non c'era la democrazia, ma ci fu un referendum e la maggioranza votò a favore di Barabba e così fu Gesù ad essere ucciso. Potenza dei numeri e delle maggioranze. Potenza delle democrazie, dove, vigendo il governo del popolo, il popolo decide a maggioranza, o direttamente, come nelle democrazie dirette, o indirettamente, come nelle democrazie rappresentative. In queste ultime solitamente gli elettori eleggono i propri rappresentanti in Parlamento e anche qui le decisioni vengono prese a maggioranza. Basta un solo voto di più e la decisione è presa, a meno che non si debba raggiungere una maggioranza qualificata. Ma non sempre le maggioranze hanno ragione.

Potrei fare centinaia di esempi, oltre quelli che riguardano Socrate e Gesù, che dimostrano come assai spesso le maggioranze hanno preso la decisione più sbagliata e più contraria agli interessi, a lungo termine, del popolo di cui erano l'espressione democratica.
  Nel contempo potrei fare centinaia di esempi che dimostrano come siano state "minoranze illuminate" ad aver assunto posizioni per il momento perdenti e rivelatesi più giuste solo quando ormai era troppo tardi. Altri numerosi esempi sonò lì, pronti a dimostrarci quanto fosse sbagliato il parere di una maggioranza e giusto quello di una élite che sapeva vedere molto più lontano. Per secoli è stata una maggioranza a credere che fosse il sole che girava intorno alla terra e una minoranza estremamente esigua che sosteneva il contrario veniva non solo derisa, ma contrastata e mandata o sul rogo o costretta all'abiura per non incorrere in una durissima condanna.
  Non starò qui a fare esercizio di retorica anti-democratica, anche se incliti personaggi, teorici e filosofi, hanno teorizzato sui difetti di un sistema politico che a molti sembra il migliore di tutti, pur ammettendo che non sia quello perfetto. Non starò nemmeno a recitare rosari di ragionamenti antiparlamentari, che pure hanno avuto altrettanti celebri autori, né seguirò i dubbi che Julien Benda nel suo libro "La democrazia alla prova" si poneva circa l'opportunità di una notevole limitazione del principio astratto di egualitarismo per evitare che una democrazia a causa dell'eccessiva libertà concessa all'opposizione ed alla critica razionale potesse essere messa in pericolo e sovvertita. Non mi interessa nemmeno sottolineare nuovamente, perché è stato già fatto tante volte, che appunto il principio egualitario, fondamento essenziale della democrazia, è astratto e si realizza solo imperfettamente, per il sussistere più o meno accentuato di privilegi economico-sociali e di disparità intellettuali riconosciute. Voglio fare qui una riflessione più elementare e semplice. Ogni vittoria della maggioranza deve essere sempre controbilanciata, non tanto dal dubbio che possa essere la minoranza ad avere ragione, quanto dalla concessione, che non è mai eccessiva, del diritto di critica. Il voto maggioritario non deve mai porre un limite e un termine alla discussione, perché tutto può essere ridiscusso e rielaborato, perfino il principio che la maggioranza abbia sempre ragione e che il candidato più votato sia il migliore o il più meritevole e la decisione assunta a maggioranza, anche schiacciante, sia sempre la più giusta e la più adatta. Il voto a maggioranza non deve mai mettere la sordina al dissenso e al diritto di espressione di un parere contrario.
  Dissentire e continuare a battersi a favore di una decisione bocciata dalla maggioranza non deve mai essere considerato come un delitto di lesa maestà nei confronti del principio democratico e del convincimento che la maggioranza abbia sempre ragione e ogni minoranza sempre torto. Non bisogna commettere l'errore di fare del principio democratico un totem e del diritto di critica al sistema democratico un tabù. Io seguo la lezione di Aristotele, secondo cui nessun sistema politico è di per sé il migliore e tutti e tre, di quelli riconosciuti, hanno un primo momento assai positivo, cui segue una inevitabile degenerazione. Si ha così un andamento ciclico tra un sistema politico all'altro. All'apice della positività del sistema aristocratico, la successiva degenerazione produce un sistema oligarchico, dal quale scaturisce un sistema diverso, monarchico (nel senso di uno solo che governa), che, degenerando, si trasforma in tirannia, la quale a sua volta induce il popolo a ribellarsi e a passare, a volte tramite un periodo intermedio di anarchia (assenza di governo), ad un sistema democratico, che positivo all'inizio, quando degenera diventa demagogia. Qui il ciclo ricomincia, riformandosi a poco a poco un'aristocrazia che tornerà a degenerare in oligarchia.
  Io sono convinto che in questo momento il nostro sistema democratico stia attraversando un periodo di sofferenza, che respiri a fatica, che sia in apnea.

Elso Simone Serpentini

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