Il corrosivo del 14 aprile 2015
Un mezzo sigaro
e una croce da cavaliere
“Un
mezzo sigaro toscano e una croce da
cavaliere non si negano a nessuno” pare che abbia
detto un giorno il Re Vittorio Emanuele II. Non si nega
a nessuno nemmeno una riunione di giunta regionale nella
città di cui si deve risolvere un problema facendo finta
di risolverlo, ma senza risolverlo. Quest’ultima
affermazione potrebbe essere pronunciata a buon titolo
dal presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso,
detto anche “Big Luciano”, il
quale deve essersi convinto che la furbizia paghi sempre
e che faccia anche aggio sull’intelligenza, soprattutto
su quella di coloro ai quali si rivolge. Arrivato a
Teramo con grande ritardo per prendere parte ad una
tavola rotonda sulla Biblioteca “Delfico” e chiamato a
fornire una soluzione o una chiave per una soluzione,
non ha fatto nulla di più concreto che “promettere” una
riunione della giunta regionale a Teramo per deliberare,
entro tre settimane, sul tema in questione.
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Arrivato a Sulmona per
rispondere alle contestazioni di chi si oppone alla soppressione
del locale punto di nascita, non ha fatto nulla di più concreto
che “promettere” una riunione della giunta regionale a Sulmona
per deliberare sul tema in questione. La promessa dalfonsiana di
una riunione di giunta a hoc in un determinato sito sta
diventando la finta risposta a problemi concreti, che prende il
posto di una soluzione concreta per rimanere nel campo delle
realtà ideali e impalpabili.
D’Alfonso vende fumo e lo
sa. Queste promesse di riunioni di giunta sono fumo,
come quello che gli apicoltori spandono sulle arnie per
scacciare le api e fregare loro il miele. A Sulmona gli è andata
male, perché le api si sono ribellate e lo hanno inseguito per
pungerlo. E’ dovuto scappare a ruote levate, e si è salvato per
il rotto della cuffia, riuscendo ad evitare la cuffia del rotto.
A Teramo, in Biblioteca, c’era, al termine della sua mirabolante
promessa, incredulità e perfino un po’ di tensione. Certo, i
teramani non sono come i sulmonesi, che, quando si arrabbiano lo
fanno davvero.
I teramani sono abituati ad un atteggiamento servile
davanti al potere e a chi lo detiene. Potrebbero abbozzare di
nuovo. Però potrebbe anche accadere che, se la riunione teramana
della giunta regionale dovesse partorire il topolino, perfino le
api teramane potrebbero trasformarsi da operaie in guerriere e
sentirsi addosso la voglia di pungere. In questo caso, anche da
Teramo D’Alfonso potrebbe essere costretto a scappare a ruote
levate per salvarsi da dolorosi pungiglioni.
Un mezzo sigaro toscano e una croce
da cavaliere non si negano a nessuno E nemmeno una
riunione di giunta, una falsa promessa, una finta soluzione,
cento belle parole messe in fila ma prive di significato. Il
venditore di fumo parla e spande il suo fumo, quel che dice esce
dalla sua bocca come un fumetto. Le sue promesse si alzano in
cielo come i palloncini che sfuggono ai bambini e, giunte ad una
certa altezza scoppiano. D’Alfonso venne a Teramo e promise di
risolvere i problemi della Biblioteca “Delfico”. Partì che il
problema sembrava risolto. Ma, al contrario che in altre
regioni, come la Toscana, le sorti della Biblioteca “Delfico”
restarono legate ad un ente che si dice sia stato soppresso,
anche se c’è ancora: la Provincia, e non ad un ente che,
purtroppo, c’è ancora: la Regione.
Però, da quando D’Alfonso aveva
promesso una soluzione, non è accaduto niente altro
ce il prepensionamento del direttore Ponziani, disposto dal
presidente di un ente inesistente che però esiste abbastanza per
poter prendere decisioni di questo tipo. Così il Governatore che
non governa e che perciò a buon diritto possiamo chiamare “Sgovernatore”,
si è ritrovato con la necessità di continuare a spararle grosse
e per questo rischiare che qualcuno cominci a giocare con lui
come si fa al luna park con tre palle e un soldo. “Big Luciano”
fa il paio con l’altro Luciano, che è ancora più big di lui,
visto che ormai presiede quasi tutto e che ospiterà nella sua
tenuta, quella che regge magnificamente, il “Braga”, che
presiede continuando a stonare tutte le note. Provvisoriamente,
continua a dire, anche se tutti sanno, compreso lui, che ovunque
e a Teramo in particolare, non c’è nulla di più definitivo della
provvisorietà.
Aspetteremo tre settimane.
Aspetteremo la promessa riunione di giunta regionale a Teramo
sulla questione della “Delfico” e aspetteremo la delibera.
Vedremo che delibera sarà. Vedremo se sarà ancora e solo fumo.
Se sarà un mezzo sigaro toscano o un toscano intero. Vedremo se
la croce di cavaliere sarà d’oro, d’argento, di bronzo o di
cartone. Vedremo se D’Alfonso dovrà scappare anche dalle api
teramane dopo essere scappato da quelle sulmonesi. Ma dico fin
da ora che le api hanno tutto il diritto di pungere. Anche se e
quando, perdendo il pungiglione usato per pungere, periscono
dopo aver punto e per aver punto.
Dico anche, fin da ora,
che qualcuno dovrà togliere però dalle mani di D’Alfonso il
mantice con il quale spande intorno tutto il suo fumo per
confondere e disperdere le api.
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