Il corrosivo del 10 marzo 2015
E' Teramo che
non torna
Piove,
Governo ladro... Sì, lo sappiamo che questa
espressione, molto più antica di quanto non si creda
(qualcuno la fa risalire ai tempi del Granduca di
Toscana come protesta per la decisione di mettere una
tassa sul sale e qualcun altro addirittura a quelli
dell’antica Roma) fu poi ampiamente utilizzata nel
dopoguerra per fare una bonaria parodia degli slogan dei
comunisti contro i governi democristiani e, in genere,
per satireggiare l'abitudine diffusa di dare la colpa di
ogni cosa al governo, considerato colpevole di tutti i
mali possibili e quindi anche della pioggia.
Nevica, Comune ladro... Quindi vorremmo dare la colpa al
Comune anche della pioggia, del vento, delle frane,
della neve, del ghiaccio, della mancanza di corrente
elettrica, del gas e dell’acqua? E delle strade erose
dagli allagamenti e dagli smottamenti, degli alberi
caduti sotto il peso della neve, dei tralicci crollati e
delle esplosioni delle condutture del gas metano? Manca
l’acqua, Comune ladro...
Manca la luce, Comune ladro...
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Sì, lo sappiamo che non si può dare la colpa di ogni cosa al
Comune, sappiamo che non tutto
è colpa di Brucchi e dei suoi assessori.
Sappiamo che Brucchi e la giunta non hanno (ancora no) il
controllo dell’acqua, della terra, dell’aria e del fuoco, cioè
dei quattro elementi e nemmeno del quinto, che, secondo gli
antichi, sarebbe l’etere. Sappiamo tutto questo, lo sappiamo
benissimo...
Eppure... eppure... Eppure non possiamo fare a meno di fare
alcune considerazioni, altre considerazioni... che le
responsabilità dirette o indirette degli amministratori e, più
in generale, della politica le chiamano in causa.
Un grande scrittore di fantascienza,
James Graham Ballard (Shangai, 15 novembre – Shepperton, 19
aprile 2009) è autore di una tetralogia dedicata agli elementi
come causa di catastrofi naturali, climatiche, nel genere dei
romanzi cosiddetti “apocalittici”.
Nei quattro volumi della tetralogia vengono rispettivamente
sviluppate le catastrofi provocate dalle perturbazioni dell’Aria
(Vento dal nulla), dell’Acqua (Deserto d’acqua), della Terra
(Foresta di cristallo) e del Fuoco (Terra
bruciata).
In questi ultimi giorni a Teramo
(e per la verità anche in tutta la regione, ma a Teramo in modo
particolare) abbiamo avuto l’impressione di vivere un momento
catastrofico, in cui tutti e quattro questi elementi si sono
perturbati e scatenati pregiudicando drammaticamente la nostra
vita quotidiana e facendoci tornare indietro nel tempo di quasi
cent’anni e forse anche di più.
Si sono susseguite per noi giornate e nottate
senza luce, senza riscaldamento, al freddo e a gelo, senza
acqua, con strade franate, condutture di acqua e di gas rovinate
e interrotte, strade franate e alberi crollati pericolosamente
sulle sedi stradali sotto il peso della neve, rifiuti non
ritirati, differenziati o meno che fossero, scuole chiuse,
illuminazione pubblica ridotta all’essenziale e anche di più.
Colpa del Comune?
Colpa degli amministratori? Colpa della politica? Non
direttamente, forse. O forse anche sì. Perché molte colpe
dirette sembra proprio di poterle individuare. Ma quante ce ne
sono di colpe indirette, che hanno le radici nel tempo lontano,
nel tempo più vicino a noi, molte nel passato remoto, molte
altre nel passato prossimo. Molte le colpe dei padri, molte
quelle dei figli, moltissime quelle di chi ha colpevolmente, più
o meno consapevolmente, lasciato degradare Teramo fino a
perderle ogni identità di città capoluogo e perfino quella di
borgo senza importanza alla quale è stata ridotta dall’incuria,
dall’inerzia, dall’indifferenza, dalla sostituzione
dell’interesse pubblico con quello privato.
Se una strada frana, se un tetto crolla,
se un albero cade, se un traliccio dell’alta tensione si
affloscia, se un alveo fluviale erode la base di un tracciato
superstradale, se una conduttura dell’acqua si rompe a causa di
uno smottamento, se effluvii pestilenziali si effondono e si
diffondono da una discarica maleodorante, tutto questo è colpa
non della natura, ma dell’uomo e quindi di chi, da politico, non
ha saputo prevedere, progettare, provvedere, evitare che la
catastrofe si verificasse. Se l’acqua si infiltra in un soffitto
o in un solaio, se l’acqua smette di correre dentro le tubature
spargendosi sul terreno approfittando di un buco o di una
rottura, se l’energia elettrica non arriva nelle case perché la
rete è rimasta interrotta, tutto questo non è colpa della
natura, ma dell’uomo, e quindi del politico e della politica. La
politica si fa carico della gestione dell’amministrazione
pubblica e del territorio, delle risorse idriche ed elettriche,
della distribuzione dell’acqua e della luce, per questo carico
assume su di sé la piena responsabilità, anche perché impone in
cambio ai cittadini il pagamento di tasse e di balzelli assai
elevati, arrivando in qualche caso al 50% e in una serie quasi
ininterrotta di continui aumenti.
La cattiva gestione
dell’amministrazione Brucchi è sotto gli occhi di
tutti e in questi giorni ne abbiamo avuta ampie prove, anche sul
piano della inesistente o pessima comunicazione ai cittadini.
Della cattiva gestione delle amministrazioni precedenti avevano
avute certezze nel passato e nella riconsiderazione storica
attuale di quel passato. Non piove e non nevica per colpa del
Governo, né per colpa del Comune, ma le conseguenze drammatiche
della pioggia e delle neve non sono attribuibili solo alla
natura matrigna. Se poi bastano dieci centimetri di neve per
provocare tutto quello che abbiamo avuto e abbiamo ancora a
Teramo... Non ci si può limitare a dire che la pioggia era tanta
e che la neve era pesante.
Se a Teramo abbiamo perso tutto
quello che potevamo perdere e anche di più, le sedi di
principale snodo delle reti del gas, della luce, dei telefoni,
facciamo male a chiedere e a chiederci: Quando torna la luce?
Quando torna il gas? Quando torna l’acqua?
Faremo meglio a pensare che, anche quando
torneranno la luce, il gas e l’acqua c’è una cosa che non
tornerà più: Teramo.
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