Il corrosivo del 12 febbraio 2015
Quante "grandi"
serate con 37.000 euro?
Qualche sera fa,
prima che l’influenza di ceppo sconosciuto avesse la
meglio su di me (quest’anno riottoso alla vaccinazione),
sono stato spettatore deliziato di una serata
eccezionale, quella della presentazione del nuovo album
di Edea, nella Sala Polifunzionale della Provincia. Devo
dire che è stata davvero una serata di grande livello,
un evento grandioso e stimolante, tanto che nessun altro
rappresentante dell’amministrazione cittadina era
presente, salvo Campana – che però credo fosse presente
solo come persona privata, non essendo stato autorizzato
da nessuno a rappresentare alcunché.
Non sono personalmente né un intenditore né un
appassionato del genere musicale che la serata
proponeva, però sono in grado di capire quando mi trovo
in un contesto artistico importante e di qualità
straordinaria. Sia nella prima parte, nella quale alcuni
musicisti teramani hanno voluto rendere omaggio alla
cantante italo-africana con loro esibizioni, sia nella
seconda, dove la virtuosistica interprete ha deliziato
il pubblico con una voce ed un sound di grande fascino,
il livello è stato davvero straordinario. Un
tastierista, che definire virtuoso e raffinato è poco,
come Franco Di Donatantonio, anche in duo con
l’eccellente Daniel De Donatis, un interprete duttile e
tecnicamente perfetto come Marco Pediconi, un genio
naturale della musica come Toni Fidanza, un innovatore
esecutore del nostro “Vola vola” come Aldo Ruggeri, una
fanciulla che ha cantato un brano da favola, Francesca
Di Altobrando, e un chitarrista, Cristiano Vetuschi, che
si è confermato “mostruoso” sulle corde, si sono
alternati secondo i ritmi di una scaletta parsa
anch’essa assai indovinata.
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Quando poi è arrivata la “band” di Edea e si è
capito di che pasta erano fatti i
musicisti, impareggiabili professionisti, che facevano corona a
quella voce splendida, si è avuta la conferma di quanto fossero
stati fortunati i presenti a scegliere di passare la serata
proprio al cospetto di tanta “brava gente”. Ma ho preso sempre
più spesso, durante l’ascolto dei brani, a chiedermi di quante
serate così, di così grande livello, ci saremmo potuti deliziare
a Teramo con i 37.000 euro spesi per un paio di ore al freddo e
al gelo a tentare di ascoltare in Piazza Martiri una cantante
senza spessore come Marina Rei e una nullità come Vittorio il
fenomeno.
La differenza tra la serata in onore di
Edea e l’altra, improntata alla ”attacca Bastià” è
così tanta da poter essere definita “siderale”. Pensate: 37.000
euro a disposizione, per consentire a giovani e meno giovani
talenti teramani, dei tanti, tantissimi che ce ne sono, di
esibirsi, di proporsi, di farsi apprezzare, di contribuire ad
educare i gusti di un pubblico che si è disabituato a cogliere
il valore delle cose anche in tema di musica. Non vado lontano
dalla verità, se dico che si potrebbero organizzare almeno una
ventina di serate così. Teramo è piena di talenti, in tutti i
campi, ma vengono lasciati deperire senza il minimo supporto e
il minimo sostegno da parte del pubblico e costretti ad
elemosinare pochi oboli o a farne a meno se con troppa dignità
per non vergognarsi a chiederne.
Ho pensato anche, e penso
ancora, a quale bella e grande opportunità avremmo se
rinunciassimo alla cifra tutto sommato modesta dell’affitto dei
locali dell’ex Ovviesse (per recuperarla sarebbe sufficiente
dare meno gratifiche ad un paio di dirigenti del Comune e della
Team) e destinassimo quegli spazi all’attività dei nostri
talenti, nel campo delle arti: musica, teatro, di prosa e
lirico, laboratori di sperimentazione teatrale e musicale,
occasioni di confronto tra generi letterari ed artistici. Quante
serate di grande arte, quante opportunità di crescita offriremmo
alla cultura teramana?
Ancora nei primi anni ’40,
negli anni del fascismo morente e
della guerra, nei mesi del coprifuoco e dei bombardamenti aerei,
erano tantissimi i talenti artistici teramani che brulicavano e
fremevano, e studiavano, e si proponevano. Alcuni di loro
studiavano cinematografia, molti altri davano esibizioni
musicali, e numerosi erano i filodrammatici che calcavano le
tavole del palcoscenico, inquadrati sia nel Teatro Universitario
del GUF sia in quello del Dopo Lavoro (OND). Furono
rappresentate splendide opere, di autori nazionali e locali, da
parte di attori e registi che continuarono la loro attività
anche dopo la guerra.
Il più dotato di loro,
Giorgio Bandini, fu per anni apprezzatissimo regista
radiofonico e si è spento solo poco tempo fa nella “sua” Teramo,
che non aveva mai lasciato con il cuore.
Altri invece dopo la guerra lasciarono il teatro e si
dedicarono ad altro. Uno di questi ultimi fu un giovane attore
brillante che si era fatto apprezzare nel Teatro Universitario
del GUF sul palcoscenico del Teatro Comunale. Dopo la guerra
lasciò il teatro e si diede alla politica, diventando sindaco di
Teramo.
L’ironia del destino
volle che proprio lui fosse il protagonista e principale
responsabile dell’abbattimento di quel Teatro e di quel
palcoscenico sul quale si era esibito come attore.
Il suo nome era
Carino Gambacorta.
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