Il corrosivo del 23 ottobre 2012  

 

Embeh? Che male c'è?

 

      

Il direttore generale della Asl di Teramo invita i dipendenti a seguire su “Porta a Porta” le evoluzioni dialettiche del Presidente della Regione che lo ha nominato al vertice dell’azienda, tese a dimostrare che il suo operato ha risanato il bilancio e dotato la sanità abruzzese di non discutibili eccellenze. Tutti si stupiscono per il fatto che sia arrivato a tanto. Non conta se abbia diramato l’invito con i mezzi aziendali o con quelli privati, perché quel che conta è “il gesto”, che non può essere spacciato per tecnico o amministrativo ma a tutta prova “politico”. Però c’è chi si ritrova la faccia tosta per chiedere: “Embeh? Che male c’è? Dov’è il problema?” Insomma: perché non poteva farlo? Chi o che cosa glielo impediva? Questo tipo di reazione si chiama “cadere dalle nuvole” e consiste nel chiedersi perché ci si debba scandalizzare o indignare per una cosa per la quale non si intravedono o non si riconoscono le ragioni per farlo.

 

    Il senatore Paolo Tancredi accetta un contributo elettorale di una certa consistenza (ventimila euro non sono proprio bruscolini) da un imprenditore certamente interessato alla realizzazione di un termovalorizzatore e viene chiamato a risponderne (non ancora condannato) dalla magistratura che, ritenendo il fatto non privo di rilievi penali e perciò necessario di un approfondimento avviato con un rinvio a giudizio. Qualcuno, calandosi nell’improprio ruolo di difensore d’ufficio, si chiede: “Embeh? Che male c’è ad accettare un contributo elettorale, soprattutto se la realizzazione di un termovalorizzatore fa parte del suo programma elettorale?”

      La solita, impertinente magistratura, chiude il Centro di fecondazione assistita al cui vertice è stato posto il dottor Francesco Ciarrocchi, per essere stato aperto privo della autorizzazioni necessarie, e i soliti difensori d’ufficio si affrettano a chiedere: “Embeh? Che male c’era a tenere aperto il Centro? Lo si chiude solo per la mancanza di un timbro? Ah, la solita burocrazia…”

      L’elenco potrebbe continuare. Sono tanti i fatti per i quali qualcuno continua a chiedersi: “Embeh? Che male c’è?”. Questa asserita e teorizzata mancanza di stupore davanti a fatti che pure destano la meraviglie a lo stupore di molti affonda le proprie radici in un passato di consuetudini e di abitudini che hanno mitridatizzato il popolo teramano che ha finito con il convivere con una malattia mortale, che è l’indifferentismo etico, soprattutto nell’ambito dei comportamenti pubblici degli uomini politici e degli amministratori. Così ogni volta la litania ricomincia. Sì, è vero: quel presidente di un ente pubblico ha assunto un parente, suo o di sua moglie. “Embeh? Che male c’è? Così fan tutti. Perché scandalizzarsi?” Sì, è vero, in quel concorso ha primeggiato chi aveva meno titoli e più santi in paradiso. “Embeh? Che male c’è? E’ naturale…” Ma nella farmacia comunale è stata assunta la figlia di una senatrice o il figlio di un senatore! “Embeh? Che male c’è? Dove sta il problema? Perché? Il figlio di un uomo politico non ha il diritto di lavorare?”

      Ciò che sorprende è che molto spesso chi si sorprende per il fatto che gli altri si sorprendano e chi non si scandalizza per ciò per cui tutti si scandalizzano, o, per dirla in modo diverso, chi si sorprende che gli altri si sorprendano e si scandalizza per il fatto che gli altri si scandalizzino e si indigna per il fatto che gli altri si indignino, lo fa a senso unico. Fa schioccare il suo “Embeh? Che male c’è?” solo per chi sta dalla sua stessa parte politica, ma è pronto a snocciolare veementi invettive quando oggetto di una indignazione scandalizzata sono gli uomini politici e gli amministratori della parte avversa. Ricordate quel giornalista che si scandalizzava o si meravigliava per il colore dei calzini indossati da un giudice che aveva osato formulare accuse nei confronti del proprietario della testata televisiva per cui lavorava e perciò lo stipendiava? Stiamo ancora assistendo ad un ricco florilegio di “Embeh? Che male c’è?” a senso unico sia sulla cronaca nazionale che su quella cittadina. Ci si meraviglia o non ci meraviglia a seconda del partito di appartenenza per una casa a Montecarlo, per una presunta nipote di Mubarack, per una casa posseduta a propria insaputa al Colosseo, ma anche per i birilli davanti all’ospedale di Teramo, per una rotonda ovale sullo “stradone”, un acciottolato medievale ricoperto con l’asfalto e così via…

      Quel che risulta più grave, ai miei occhi, è che a praticare questo sport “dell’embeh? che male c’è?” non siano solo dei comuni cittadini, ma anche dei giornalisti, che, pur schierati, dovrebbero conservare un minimo di vigilanza critica e di indipendenza di giudizio.