Il corrosivo del  24 agosto 2010

      

     Ci eravamo addormentati in un letto dorato, prendendo subito sonno e cominciando a fare bei sogni, in mezzo a tante bandiere blu, canticchiando: “Nel blu, dipinti di blu”. Ci siamo svegliati all’improvviso e ci siamo ritrovati immersi in un mare di…. cacca (eufemismo per m….). Abbiamo scoperto che da Martinsicuro a giù giù lungo la nostra costa ci facciamo il bagno in mezzo a milioni e milioni di colibatteri fecali, di escherichie coli e via dicendo. Lo hanno dovuto ammettere anche i politici e i sindaci, che piuttosto che farlo, si sarebbero lasciati passare per le armi. E hanno poi dovuto temere di essere presi a calci nel sedere dai bagnanti e dai familiari dei tanti bambini ricoverati in ospedale per dolori di pancia e diarree varie e ripetute.

     Il fatto è che tutti i nodi vengono al pettine e la verità non può essere nascosta. I nostri centri costieri sono stati svenduti, pluriedificati, cementificati, superabitati e in due mesi la concentrazione insediativa è ben al di sopra degli standards che sono stati presi in considerazione quando sono state dettate norme ambientali che tra l’altro nessuno rispetta. D’estate Martinsicuro, Alba Adriatica, Tortoreto, e potremmo andare più giù, sono fogne a cielo aperto, dove si scarica di tutto.  I depuratori? Non ci sono, quando ci sono, sono inadeguati e molti non funzionano, anche se tutti i politici locali e gli amministratori si sono affannati per giorni a dire che funzionavano alla perfezione.

     Il turismo abruzzese, oltre che la disgrazia di ritrovarsi assessore al ramo un giovane rampante che vive di proclami e di annunci fatti con belle e forbite, quanto vuote, parole (ma tanto tra qualche mese lo sostituiranno, possiamo accontentarci), ha avuto anch’esso il suo terremoto, con la deflagrante notizia, apparsa su tutti gli organi di stampa, che l’acqua non era più blu, come non lo erano più le bandiere, e che forse anche il cielo non lo era più. Praticare un’accoglienza turistica da rapina e sfruttare ogni occasione per vantarsi al di là dei meriti, potrebbe non pagare più nei prossimi giorni e nei prossimi anni. Quel che si doveva fare come cura preventiva dell’ambiente non si è fatto e ora è inutile versare lacrime di coccodrillo. Completamente inadeguata a fronteggiare la situazione, la politica locale va verso lo sbaraglio, nello sconforto dei cittadini amministrati che si sono sempre distinti nel dare il proprio voto alle persone sbagliate e nell’accordare le proprie preferenze a chi meno lo meritava.

     In questa parte della provincia teramana i piani regolatori e altri strumenti urbanistici sono stati sempre considerati come amenità o come strumenti per distribuire ricchezze e povertà a seconda dell’appartenenza a questo o a quel clan. Ne è scaturita un’economia da frontiera, dove spesso la legge del più forte si incrocia con l’assenza di qualsiasi legge. Oggi stiamo facendo i conti con i colibatteri, domani faremo i conti con i vampiri dei depositi bancari, che drenano risorse e le portano altrove, verso paradisi fiscali che sono gli inferni dei contribuenti a reddito fisso, perché per pagare i logo aggi chi vive di stipendio è costretto ad indebitarsi sempre di più.

     In questa parte della terra dove i proprietari di case al mare vivono rinchiusi come topi nei loro garages, per affittare le loro stanze a peso d’oro, la crisi sta arrivando in forme insolite e, quando sarà arrivata tutta, si farà sentire. Perché, come dicevo sopra, tutti i nodi prima o poi vengono al pettine e come il mare si riempie di liquami di fogna se non hai fatto nulla per evitare che accada, così le spiagge si vuotano se chi le frequenta passa il più del tempo delle vacanze ricoverato in ospedale o sulla tazza del gabinetto in preda a terribili dolori di pancia.

     Il tempo è galantuomo, si diceva un tempo, ma qualcun altro aggiungeva che a volte è necessario precorrerlo e non andargli appresso. Qui nel paese dove le albe sono adriatiche i tramonti corrono il rischio di essere drammatici. Fino a che non arriverà una notte senza fine.