Il corrosivo del  27 luglio 2010

   

     Oggi voglio raccontarvi la storia di Francesco e di Giuseppe, due compagni di scuola fin dalle scuole medie, che, dopo, essere stati compagni di banco anche al liceo, sono andati insieme all’università. Francesco si è laureato in cinque anni ed è diventato biologo, dopo essere stato uno dei più brillanti studenti della sua scuola e del suo corso di laurea. Giuseppe, distratto da troppi interessi, non si è mai laureato, vivacchiando alle spalle dei genitori. Dopo la laurea Francesco, che conosce benissimo due lingue estere, si è iscritto ad un corso di specializzazione e poi, una volta specializzato, si è iscritto ad un corso di perfezionamento. Giuseppe, invece, si è iscritto ad un partito politico. Poi Francesco è diventato ricercatore nella stessa università dove si è laureato e specializzato, mentre Giuseppe è diventato sempre più attivo nel suo partito, fino a raggiungere un certo livello nell’organizzazione.

     Sono passati gli anni e Francesco e Giuseppe si sono persi di vista. Francesco ancora oggi è un ricercatore, precario, e deve sperare ogni anno nel rinnovo del suo contratto e ogni anno teme che non glielo rinnovino. Giuseppe è stato inserito nel listino del candidato designato dal suo partito nelle elezioni a Presidente della Regione (non vi dico quale). Il suo partito ha vinto, il suo candidato è stato eletto e così anche Giuseppe è stato eletto consigliere regionale, come tutti gli altri inseriti nel listino, senza essere stato votato da nessuno. Perché l’elezione di un Presidente di Regione si trascina appresso l’elezione di tutti quelli che sono stati inseriti nel suo listino, così come un fiume in piena si trascina appresso nella sua impetuosa e folle corsa ogni genere di immondizia e di impurità: tronchi d’albero, foglie secche, topi morti e quant’altro e tutto arriva al mare, sia la piena che tutto quanto la piena si porta appresso. Francesco non si è sposato; ha una fidanzata, laureata anche lei, che lavora saltuariamente, da precaria, con contratti a termine, nel settore della grande distribuzione, come cassiera. Per mettere su famiglia hanno sempre aspettato che almeno uno dei due potesse avere una situazione economica con maggiori certezze nel futuro. Finora non hanno avuto il coraggio nemmeno di andare a vivere insieme e ognuno sta ancora a casa dei propri genitori. Giuseppe si è sposato e i suoi testimoni di nozze sono stati un deputato, amico suo, e un senatore, amico della famiglia di sua moglie.

     Francesco guadagna 1200 euro netti al mese; Giuseppe guadagna 9300 euro netti al mese, senza considerare alcuni altri benefits diretti o indiretti. Per guadagnare ciò che Giuseppe guadagna in un mese, Francesco impiega poco meno di 8 mesi. Per guadagnare ciò che Giuseppe guadagna in un anno, Francesco impiega 93 mesi, cioè poco meno di 8 anni. Nei suoi cinque anni di legislatura, Giuseppe avrà guadagnato 558.000 euro. Per guadagnare la stessa cifra, ammesso che gli rinnovino ancora di anno in anno per tanto tempo il contratto da ricercatore universitario a 1200 euro netti al mese,  Francesco impiegherà 465 mesi, cioè quasi 39 anni, e ci riuscirà quando (oggi ne ha 40) ne avrà 79, ammesso che possa essere ancora in vita. 

     Francesco vive sempre preoccupato, perché nel suo lavoro non può sbagliare; Giuseppe non ha preoccupazioni, perché, essendo stato eletto nel listino, non è diventato assessore; non gli hanno fatto un dispetto, ma un piacere, perché non ha alcun obbligo se non quello di andare alle sedute del consiglio regionale quando se lo ricorda o quando ne ha voglia; non è sottoposto a nessun controllo e viaggia in un’auto guidata dal suo autista.

     La Regione di cui Giuseppe è consigliere ha un buco di bilancio enorme, quasi tutto prodotto dal deficit sanitario, e il suo Presidente non sa come ripianarlo. Se gli sarà consentito, chiederà l’aiuto obbligatorio ai suoi amministrati, facendo pagare loro tickets e qualche tassa speciale. Ma i suoi consiglieri e i suoi assessori continueranno a percepire come compenso somme che Francesco impiegherà decenni a mettere insieme, sempre che gli rinnovino il contrario o che venga stabilizzato.

    Ritaglierò le righe di questo mio “corrosivo” e le metterò nel mio portafoglio. Le mostrerò a chi dovesse tornare a chiedermi perché da quindici anni non vado a votare. Spero che come risposta possa risultare convincente.