Il Corrosivo del 10 marzo 2009

La cifra è terrificante: quattro miliardi di euro di debiti. Non traduciamola nelle vecchie lire altrimenti ci gira la testa. A tanto ammonta l’indebitamento della Regione Abruzzo, causato da una vera e propria voragine, che ha inghiottito tutte le nostre risorse, prodotta da una serie di sprechi giganteschi nel comparto sanitario. La cifra è stata comunicata dal nuovo Presidente Gianni Chiodi al termine di una verifica contabile e politico-amministrativa. E’ vero che lo sport preferito di chi arriva ad amministrare un ente pubblico (e perfino un governo nazionale) è quello di accusare chi lo ha preceduto di aver lasciato le casse e i cassetti vuoti, ma, come diceva di Bruto il Marcantonio di Shakespeare, “Gianni è un uomo d’onore” (e, al contrario di Marcantonio che faceva del sarcasmo sull’onore di Bruto, io uso la frase senza nemmeno una punta di sarcasmo, ma come riconoscimento di vera onorabilità). Il nuovo Presidente, quindi, non può aver voluto denunciare una situazione di indebitamento inesistente o aver voluto ingigantire l’entità del debito per accusare la giunta che lo ha preceduto. Tanto più che riscontri di altra natura già ci avevano reso edotti che la Regione Abruzzo aveva dilapidato risorse nel campo della sanità, sia a beneficio degli operatori della sanità pubblica, sia, stando alle accuse della magistratura (tutte da provare, ma tali da aver determinato degli arresti), a beneficio di tasche improprie. Qui non ci troviamo, perciò, di fronte a vuote accuse di essere “scappati con la cassa del reggimento”, come si diceva di quegli ufficiali che, incaricati di trasportare le paghe dei commilitoni, le sottraevano portandosele con sé in un’ingloriosa fuga. Ci troviamo di fronte ad una constatazione: la Regione Abruzzo aveva concordato un Piano di rientro del deficit sanitario e non solo non lo ha rispettato, ma ha aggravato la situazione debitoria utilizzando le somme erogate ad hoc dallo Stato (cioè proprio per iniziare a ridurla) per altri scopi, finendo così per aumentarla ed aggravarla. Chiodi ha parlato di “uso dissennato” di quei fondi e ha detto a chiare lettere non solo che le “casse del reggimento” sono vuote, ma che la Regione non può più contrarre debiti per ridurre il deficit, perché ha raggiunto e perfino superato la capacità di indebitamento. Insomma, non possiamo più contrarre altri debiti per pagare quelli precedenti. “Bambole, non c’è una lira” diceva il capocomico, per annunciare che la sera, dopo la recita in provincia, gli attori e le attrici della compagnia di giro sarebbero andati a letto senza paga e senza cena. I capocomici precedenti, Pace e Del Turco, in parti uguali, portano sulle spalle la responsabilità della situazione drammatica denunciata da Chiodi. Se non sono scappati con “la cassa del reggimento”, quanto meno hanno consentito che qualcuno ci mettesse le mani dentro e la vuotasse. Adesso, riempirla, o renderla meno vuota, è un compito gravoso. Sarà l’obiettivo primario della gestione della regione da parte del nuovo Presidente. Per fortuna, è un uomo di cifre (e non di lettere), così c’è da sperare che le sue “cartoline dal fronte” risultino meno piene di belle parole e più piene di conti. In più, ha un altro vantaggio rispetto a chi lo ha preceduto. Danno per certo che non gli piacciono “le mele”, tanto meno metterle nelle buste.